NAMIBIA

NAMIBIA       GRAFFITI ROSSO OCRA

Consuetudini tra gli Himba, etnia ai margini di una terra, ricca di paesaggi naturali nei cui parchi è possibile osservare animali e che conserva immutato il fascino del Namib, il deserto più antico del mondo.

NAMIBIA DONNA HIMBA AL LAVORO

Moru moru moru, Korè? (Ciao.…..Come stai?) salutano fermandoci alcune giovani donne himba, mentre attraversiamo le polverose strade di Opuwo, cittadina di 6.000 abitanti, un panificio, due supermercati colmi di scatolette e un distributore di benzina, l’ultimo prima di addentrarsi nel Kaokoland, territorio del nord-ovest della Namibia di cui è capoluogo. Le donne sorridenti e cordiali indossano solo un gonnellino con più strati di pelle di capra, hanno i capelli intrecciati e portano alla base del collo una grossa collana di pelle ovina e al petto, tra i seni nudi, una serie di fili attorcigliati ornati con perline di ferro, palline di vetro e rame, con al centro una grossa conchiglia ozohumba, pescata nei mari dell’Angola.

NAMIBIA DONNA HIMBA

Capelli, corpo e gioielli sono cosparsi da un impasto, fatto di grasso estratto dal latte bovino, erbe aromatiche e polvere colore ocra, prodotta da una pietra portata dal nord e frantumata a mano, per permettere di mantenere liscia la pelle, come cura di bellezza, per difendersi dal sole che scotta e tenere lontani gli insetti. Maduka una di esse, porta in spalla il suo piccolo, anch’esso cosparso di polvere d’ ocra, che inquadrato dagli obiettivi fotografici di Salvatore e Sandro, piange suscitando le affettuose carezze dei presenti. Da Opuwo, che in lingua herero significa “la fine”, un reticolo di piste conduce ad una landa selvaggia e ondulata, prima di aprirsi verso nord su uno dei paesaggi più belli del paese: le cascate di Epupa.

NAMIBIA TRAMONTO SUL KUNENE

Qui il Kunene, fiume frontiera che separa la Namibia dall’Angola, si apre a ventaglio gettandosi a valle attraverso una serie di canali paralleli. Il salto più alto (37 m), quello comunemente indicato col nome Epupa, che significa “acque che cadono”, è in un crepaccio stretto, sui cui ripidi contrafforti emergono dalla rigogliosa vegetazione di palmeti maestosi baobab, incorniciati da un eterno arcobaleno.

GRUPPO PRESSO EPUPA FALLS

Lungo queste rive, in comunità isolate nelle valli, vivono gli ovaHimba, nomadi alti ed indipendenti, il cui nome, coniato dagli Herero, vuol dire “popolo che si vanta” per le loro grandi mandrie di bestiame, dei cui proventi esclusivamente vivono. Giunti dalla regione dei Grandi Laghi, si sono insediati sulle rive del Kunene verso la metà del XVI secolo fino a formare una popolazione di circa 15.000 persone, la cui sopravvivenza è attualmente messa in pericolo per il progetto della costruzione proprio a Epupa di una diga,lo sfruttamento delle cui risorse da un lato consentirebbe alla Namibia di limitare la propria dipendenza economica dal Sudafrica, mentre l’allagamento con l’invaso di terre utilizzate come pascoli priverebbe gli Himba della loro risorsa primaria. Lungo il percorso la visita al villaggio di Otjtanda, ottenuta con la mediazione di Job, gioviale autista che funge da interprete e guida, permette di conoscere meglio questa etnia. Zucchero, tabacco, farina di miglio, come doni al capo villaggio, unico uomo presente mentre gli altri sono fuori a pascolare le mandrie, ne favoriscono l’ingresso. Uno stuolo di bambini ci accoglie all’ingresso del Kraal, le cui capanne sono edificate con rami e terra impastata da orina animale, per tenere lontani gli insetti. Angelo e Fabrizio, i più giovani del gruppo, fanno subito amicizia con i bambini Gibikua e Kawango, divertendosi con spontaneità a portarli a cavalcioni come loro fratelli minori, tra l’ilarità dei coetanei e delle loro madri, e regalando palloncini colorati che gonfiano davanti a loro. Anche Amalia ha qualcosa da regalare: rovistando nel fondo del suo zaino, estrae e distribuisce una manciata di coloratissime caramelle grosse come palline da ping pong, facendo la felicità di tutti. Le donne sono intente nei loro lavori domestici,ognuna nella propria capanna: Kafhuko la più giovane, con un particolare ciuffo di pelle di antilope omarembe tra le trecce che denota la sua condizione di donna sposata, sta impastando la farina di miglio su una larga pietra piatta; Hapadì la più anziana, con 2 pesanti gambali composti da una serie di cerchi di rame, inginocchiata a terra sta frantumando le pietre rosse, da cui ricavare la polvere ocra per il trucco. Queste pietre rosse si trovano in cave a decine di km di distanza dal villaggio.‘E un territorio sacro, abitato dagli spiriti degli antenati. Ogni volta prima di rompere la pietra, dedicano loro un’offerta. ‘E un’antica usanza himba che là dove si porta via qualcosa si debba lasciare qualcos’altro in cambio! I bambini portano i capelli rasati con un solo ciuffo in mezzo alla testa: il ciuffo viene lasciato crescere con l’età e pettinato in una unica treccia ondatu. Quando il ragazzo si sposa deve sempre nascondere i capelli con un berretto ozondumbu, che si può togliere solo quando dorme ed in caso di lutto. Gli uomini portano al collo una pesante collana, composta da elementi metallici a cui sono attaccati 4 ferretti di pelle, dono ereditato dal figlio alla morte del padre. Le bambine, invece, si fanno crescere i capelli pettinandoli in due trecce rivolte in avanti finchè, con la pubertà, possono scioglierli in tante trecce.

NAMIBIA GRUPPO DONNE HIMBA

Le tribù sono organizzate in clan con linea gerarchica femminile omaanda, raccolti in villaggi tribali onganda, a cui capo c’è una matriarca. Patrimonialmente le donne detengono la proprietà dei beni, mentre gli uomini li gestiscono. Al rientro un guado nei pressi di Okongwati costringe ad uno stop forzato a causa di una jeep impantanatasi: tutti a terra in cerca di rami secchi e pietre piatte, Job si dà un gran da fare e con la supervisione di Franz, soprannominato McGiver per la sua abilità tecnica, riesce a disinfangare l’asse della jeep dal fondo melmoso. La collaborazione nella spinta di alcuni ragazzi himba, lì presenti come curiosi spettatori, riesce a riportare il mezzo sulla pista asciutta. Uno dei luoghi magici della Namibia settentrionale è l’Etosha National Park, che significa “grande lago bianco dell’acqua asciutta”, costituito dal fondo di un antico lago prosciugato, nella maggior parte dell’anno ricoperto da una crosta salata, il Pan appunto, che durante la stagione delle piogge diventa una laguna. Ben strutturato all’interno con buone piste e servito dagli ottimi campings di Namutoni, Halali e Okaukuejo, è facile osservarvi a poca distanza numerosi animali: leoni, orici, kudu, zebre, giraffe, springbok, struzzi, iene, impala e numerosi tipi di uccelli acquatici. Un emozionante fuori programma può essere quello di imbattersi in un branco di elefanti che, attraversando la strada sterrata principale, s’inserisce tra le colonne di jeep dei visitatori tra i barriti dei maschi che “caricano” con le grandi orecchie aperte a difesa dei loro piccoli. La sera davanti al brai nella piazzola del camping, mentre Salvatore e Liliana curano la cottura di boerewors (salsiccia locale alla griglia), davanti ad alcuni stuzzichini a base di biltong (carne secca)in salsa periperi e vino sudafricano,Gianni e Piero riferiscono, da giocatori di rugby, i loro epiteti sul campo: Manzo e Poldo.

NAMIBIA DONNE HERERO

Nel Damaraland, la visita di un villaggio Herero, la cui etnia è famosa per il tipico abbigliamento indossato dalle donne, che vestono con abiti di stile vittoriano, gonne larghe, lunghe e multicolori fino alla caviglia e copricapo particolari, è preludio di alcune soste nella zona centrale della Namibia: le incisioni rupestri di Twyfelfontein, i secolari tronchi pietrificati della Petrified Forest e le colonne di dolerite scolpite in una gola a forma inconsueta di canne d’organo Organ Pipes. La Skeleton Coast lambita dall’oceano atlantico mostra alcuni relitti di imbarcazioni naufragate, per i quali è tristemente famosa, e a Cape Cross un’apocalittica colonia di otarie, favorita dall’abbondante pesce, fin lì sospinto dalla corrente del Benguela.

NAMIBIA OTARIE A CAPE CROSS

A circa 150 km dal mare lo Spitzkoppe, la cui forma gli è valsa il soprannome di Cervino d’Africa, rivela la sua naturale e sconvolgente bellezza.

NAMIBIA FINESTRA SULLO SPITZKOPPE

Tra piscine ed archi naturali, grotte con pareti dipinte con figure di serpenti e laghetti con acque termali, il massiccio granitico del Pondok, subito ad esso adiacente, mostra scorci di paradiso sulla terra tra le venature rosso porpora delle rocce. In relax a Swakopmund Beppe, Gianni e Piero hanno ancora davanti ai loro occhi l’estasiante panorama dall’alto del Bushman’s Paradise, dove i boscimani trovavano rifugio all’ombra della vegetazione spontanea in alcune conche. Anna, logopedista di professione, fà notare il particolare dialetto Damara di Ivan e Daisy, proprietari dell’appartamento dove siamo ospitati, i quali parlando molto velocemente e premendo, con un clic fonetico, la lingua contro il palato e i lati del-la bocca, ci salutano !Gaise !gure (arrivederci). Salvatore, Amalia e Franz danno fondo ai loro risparmi con un selvaggio shopping. Un mondo segreto si svela poco per volta attraversando, nella Namibia meridionale, il Deserto del Namib, che nel dialetto boscimane significa “spazio senza fine”. Attraverso il Kuiseb Pass, sua naturale porta d’accesso, il deserto si presenta con desolate lande popolate da struzzi, orici e springbok, alternate da dune in così ripetuta sequenza e coperte di vegetazione, a causa delle recenti piogge, da apparire con forme simili a trecce di canestro, finchè non compaiono le dune rosso porpora di Sesriem.

Dead Vlei SOSSUSVLEI

Questo è luogo di sosta per la visita dei dintorni: Elim’s Dune dagli infuocati colori al tramonto, Dune 45 scalata all’alba per osservare dall’alto al sorgere del sole le particolari sfumature di colore della sabbia, Dead Vlei suggestiva con l’adiacente vallata di sabbia arida, dove numerosi alberi secchi a corona le conferiscono lo spettrale nome di “valle della morte”, Sossusvlei immensa con le sue dune alte 300 m ed infernale per il caldo torrido.

NAMIBIA TRAMONTO A ELIM DUNE

Al camping di Sesriem: Angelo, Fabrizio, Beppe, Salvatore, Gianni e Piero recuperano le forze per lo stress fisico subito nella scalata di Dead Vlei col rischio di disidratazione, ricordando l’entusiasmante esperienza in Quad Bike sulla sabbia;

ON QUAD

Anna priva di costume si fa spingere vestita in piscina per trovare un po’ di refrigerio; Sandro eLiliana commentano emozionati i colori delle dune rosse tra il cielo azzurro e la vegetazione verde; tutti sperano di ripetere la dolce esperienza gastronomica di Solitarie, dove in un surreale posto di ristoro fuori dal mondo è possibile gustare una ottima Apple Pie. Il viaggio in Namibia rimane nel cuore e, come un tassello aggiunto al mio emozionante mosaico africano, rimane indelebile la sua traccia nel cassetto della memoria che mi porto dietro, stavolta non più sorpreso di avere rinvigorito il mio mal d’Africa.

Arikanà (Grazie) Namibia, grazie compagni di viaggio, grazie Africa

GRUPPO PRESSO SKELETON COAST

(dal viaggio in Namibia:  aprile 2002)

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