ESPERIENZA TRA FEDE EBRAICA, PREGHIERA E I SUOI SIMBOLI TRADIZIONALI
Visitare Israele è fare un viaggio unico attraverso la storia, ripercorrendo luoghi pervasi di spiritualità e carismatici delle tre principali regioni monoteiste.
Muoversi tra i numerosi siti è un caleidoscopio culturale di tesori Unesco, città sante e religioni. Vi si trovano infatti gli embrioni delle 3 principali religioni: Cristianesimo, Islam e soprattutto Ebraismo.
La religione ebraica è tra le più antiche del mondo ed è all’origine degli altri due culti monoteistici: il Cristianesimo e l’Islam. Alle origini della storia del popolo d’Israele c’è un comando divino rivolto ad Abramo: “Lascia il tuo paese, esci dalla tua terra, io ti darò una nuova terra e la tua discendenza diventerà un popolo, il popolo della mia alleanza, e in te saranno benedette tutte le nazioni della terra”.
L’Ebraismo, inteso sia come religione monoteistica, sia come stile di vita, sia come tradizione culturale, afferma che Dio ha rivelato le Sue leggi e comandamenti a Mosè sul Monte Sinai nella forma sia di Torah scritta sia di Torah orale.
Gerusalemme, città tre volte santa – per l’Ebraismo, il Cristianesimo e l’Islam – porta nel suo labirintico tessuto urbano fatto di vie strette e irregolari i segni di una storia lunga tormentata. Il suo luogo più noto sacro al mondo, dal valore simbolico ed evocativo è Il Muro del Pianto (Ḥāʾiṭ al-Burāq -Muro di al-Burāq), tuttora sacro per gli ebrei ed è l’esempio di un muro che, invece di dividere un popolo, lo unisce.
È il luogo sacro per eccellenza per gli ebrei, chiamato “Muro occidentale” (ebraico: הכותל המערבי, HaKotel HaMa’aravi, in quanto rappresenta l’unica parte superstite della sezione occidentale dell’antico tempio di Gerusalemme (il secondo, il primo fu il Tempio di Salomone), distrutto dai soldati romani nel 70 d.C. La sua demolizione significò non solo la perdita del luogo di culto, ma soprattutto l’inizio della diaspora per il popolo ebraico. C’è l’usanza di scrivere delle preghiere su alcuni fogli di carta e di inserirle nelle fessure del muro. La piazza antistante il muro è stata trasformata in una sorta di sinagoga a cielo aperto in cui la gente prega e celebra le più importanti ricorrenze religiose.
Secondo il Talmud, la preghiera è un comandamento biblico ed il Talmud fornisce due ragioni perché ci siano tre preghiere basilari: per ricordare i sacrifici quotidiani al Tempio di Gerusalemme; ciascuno dei Patriarchi ha istituito una preghiera: Abramo il mattino, Isacco il pomeriggio e Giacobbe la sera.
E’ abbastanza normale osservarvi intenti nella preghiera uomini vestiti con il tallèd o tallìt (in ebraico טלית), scialle di preghiera rituale della tradizione ebraica ornato da frange tzitzit o zizzit (ebr. ציצית).
Secondo la legge ebraica si ha il dovere di pregare tre volte al giorno, la mattina, il pomeriggio e la sera. Tali preghiere sono denominate shachrìt, preghiera del mattino, minchà, preghiera del pomeriggio, e arvìt o ma’arìv, preghiera della sera. Spesso la preghiera è accompagnata dallo Schuckling detto anche Shokeling, un dondolio avanti e indietro (a volte anche di lato) mentre pregano o leggono la Torah, che rappresenta un’espressione di estasi.
Inerpicata sulle colline della Galilea, Safed (o Tsfat come la chiamano gli abitanti) è una delle quattro città sante del Talmud. Meno nota delle altre tre (Gerusalemme, Hebron e Tiberiade) possiede però un fascino unico dato anche dalla presenza di numerose importanti sinagoghe e del colore blu che caratterizza ogni angolo della città, tra cui la Sinagoga di Yosef Caro, che scrisse il codice della vita ebraica. E’ un’antica sinagoga con decorazioni colorate, che contiene antichi e preziosi manoscritti miniati.
Questo importantissimo luogo della vita intellettuale ebraica divenne il principale centro di studi della Cabala. E’ un crocevia di allievi delle scuole talmudiche, vestiti con la loro redingote nera, di pellegrini, venuti a raccogliersi nelle antiche sinagoghe, così come un gran numero di pittori che hanno scelto di vivere in questa città “ispirata”. Uomini in nero, con abiti chassidici di varia appartenenza, cernecchi e cappelli di foggia antica, percorrono scale ripide diretti a luoghi segreti di studio e meditazione.
I Cernecchi (Pe’ot ebr. פאות), detti anche Payot, sono ciocche di capelli scomposta, disordinata, arruffata o ricciolI sfatti. Si tratta, insomma, dei classici boccoli portati – ai lati della fronte e dietro alle orecchie – da alcuni ebrei ultraortodossi in ossequio al passo della Torah, che recita: “Non vi taglierete in tondo i capelli ai lati dei capo, né toglierai i canti alla tua barba”. Mentre la gran parte degli ebrei si limita a far crescere i capelli dietro le orecchie, quelli influenzati dall’insegnamento cabbalistico lasciano crescere le pe’ot.
Hebron, città della Cisgiordania di circa 200.000 abitanti, è il secondo luogo sacro dell’ebraismo in quanto è considerata il sepolcro dei Patriarchi di Israele Abramo, Isacco e Giacobbe. Qui ha sede la Tomba dei Patriarchi o grotta di Macpelà (in ebraico: מערת המכפלה?, Meʿaraṯ Ha-Maḵpelah, “La grotta delle tombe doppie”; in arabo: المغارة, al-maġārä, “La grotta”), un complesso architettonico costruito su una serie di grotte sotterranee. Il nome ebraico si riferisce sia alla disposizione delle sepolture che alle coppie bibliche che vi sono sepolte. Secondo il racconto biblico, Giacobbe, giunto in punto di morte, fece giurare a suo figlio Giuseppe di essere portato qui per esservi sepolto. Giuseppe, dall’Egitto, lo fece imbalsamare e così mantenne il suo giuramento. Il luogo è venerato anche dai musulmani, che lo chiamano Moschea di Abramo o Santuario di Abramo.
Non c’è preghiera rituale senza uso dei Tefillin, costituiti dai filatteri, ossia due scatolette di cuoio che si legano sul braccio sinistro e sulla testa. Dentro queste due scatolette sono contenuti due fogli di pergamena con su scritto i quattro brani della Torah inerenti ad essi.
I Tefillin si indossano tutti i giorni all’infuori dello Shabbat, delle feste e del giorno 9 di Av.
Uno dei Tefillin, detto shel yad, viene allacciato al braccio sinistro (sul destro per i mancini) cioè al braccio più debole in modo da trovarsi di fronte al cuore, organo questo considerato sede delle emozioni; la sottile striscia di cuoio ha una lunghezza tale da consentire, dopo aver assicurato la scatoletta contro il bicipite, di avvolgersi sette volte attorno al braccio fino a raggiungere la mano dove viene poi intrecciata, girando sul dito medio tre volte, secondo un’antica tradizione.
L’altro Tefillin è posto sulla testa, chiamato shel rosh , in quanto sede del nostro intelletto, quindi non sulla fronte, e viene fissata in maniera da rimanere sul cervello in posizione mediana rispetto agli occhi.
Connessa al termine Tefillah, riguarda il legare, il connettersi; in questo caso, letteralmente e nella pratica, è l’azione di legare i filatteri ma presenta anche la connotazione di unirsi in “Unione Mistica” a Dio.
E’ così che viene quotidianamente richiamata la nostra attenzione sulla testa, sul cuore e sul braccio fino alla mano; il congiungimento delle parole della Torà a quegli organi del nostro corpo esprime simbolicamente l’insegnamento di servire Dio con ogni nostro pensiero, con ogni nostro sentimento, con ogni nostro atto.
I principali simboli della civiltà e religiosità ebraica. sono la Menorah, la Kippah e la stella di Davide.
La Menorah (ebraico: מנורה) è il candelabro a sette braccia che
nell’antichità veniva acceso all’interno del Tempio di Gerusalemme attraverso
la combustione di olio consacrato.
Il progetto originale, la forma, le misure, i
materiali e le altre specifiche tecniche si trovano per la prima volta nella
Torah, nel libro dell’Esodo, in corrispondenza delle regole inerenti al
Tabernacolo. Le stesse regole adottate poi per il Santuario di Gerusalemme.
La Kippah (plurale kippot; yiddish: יַארמלקע,
yarmulke, plurale yarmulkes) è il copricapo usato
correntemente dagli Ebrei osservanti maschi all’interno dei luoghi di culto, in
segno di rispetto verso Dio.
La Stella di David o Mogen o Scudo di David (in ebraico גן דודמ /ma’gɛn da’vid/, o /’mɔjgen ‘dɔvɪd/ secondo la pronuncia askenazita), o anche sigillo di Salomone, è la stella a sei punte, comunemente chiamata Stella di David.
Articolo scritto da © Giuseppe Russo